giovedì 8 marzo 2012

KS a World Wide Rome

Domani sareme al World Wide Rome a raccontare la nostra storia.....
siamo un po' emozionati :) :)Inserisci link
maggiori info qua:
http://www.worldwiderome.it


di seguito l'articolo:



Lorenzo, Luciano e il resto della famiglia Cantini vivono a Firenze, dove hanno messo in piedi un laboratorio di stampa 3D. Tutto è iniziato quasi per gioco, ma dopo aver scoperto il progetto RepRap la maker family si è messa in gioco al 100%. Il loro sogno è quello di portare la digital fabrication nelle scuole.

Lorenzo, dove è nata la vostra passione per il DIY?

Direi che è nato tutto come un gioco. Io e mio fratello Lucio siamo sempre stati degli smanettoni dei Lego. È stato un percorso naturale. Subito dopo è arrivata la passione per le macchine a controllo numerico, le CNC.

Sempre più vicini al mondo dei Makers.

Vista la passione per le CNC ci siamo messi sotto per costruire un pantografo con materiali di recupero. Tutto nell’ottica del “lo faccio in casa” e senza dover comprare nessuna nuova componente.

E il progetto è evoluto.

Sì, sfruttavamo il pantografo con una pistola caricata con colla a caldo per cercare di realizzare oggett. I risultati lasciavano un po’ a desiderare. Certo, sapevamo di stampanti 3D industriali da 50mila euro ma non era il nostro target.

Che avete fatto?

A quel punto ci siamo rivolti al Web, che abbiamo spulciato da cima a fondo alla ricerca di una soluzione più pratica. È stato lì che si siamo imbattuti nel progetto open source di RepRap. Ci siamo detti: troviamone una anche noi.

La ricerca è andata a buon fine?

In Italia era praticamente introvabile. Poi per fortuna siamo entrati in contatto con un signore di Bologna che possedeva una Rep Man derivata. Non riusciva a farla funzionare e così ci siamo offerti di prendercene cura.

Avevate la vostra prima stampante 3D.

Abbiamo fatto un viaggio a Bologna e l’abbiamo caricata in macchina. Tornati a Firenze ci siamo messi al lavoro senza sosta. Il bello è che all’impresa ha partecipato tutta la famiglia, nonno compreso. Era il 2011.

E poi sono arrivate le prime soddisfazioni.

Sì, ed eravamo alla costante di ricerca di idee per migliorare la stampante. Dopo la stampa dei primi oggetti ci siamo accorti che riuscivamo a migliorarne la qualità giorno dopo giorno. A quel punto abbiamo capito che non sarebbe rimasto un hobby.

È nata Kent’s Strapper.

Esatto, il nostro team a carattere familiare visto che Kent suona come il nostro cognome storpiato dai miei amici. La strada era in salita e l’impresa ci richiedeva una valanga di tempo e sforzi. Il lavoro ci coinvolge in prima persona, senza festivi inclusi.

Di cosa vi state occupando ora.

Cerchiamo di migliorare la nostra tecnologia e sviluppare una stampante ancora più grande. Per il resto puntiamo molto a diffondere la fabbricazione digitale all’interno delle scuole. Crediamo sia una gran cosa.

Ci siete riusciti?

Abbiamo avuto una bella esperienza con un istituto di Catanzaro, dove abbiamo portato Galileo, una stampante formato mini derivata dalla Prusa. Nel corso della giornata di presentazione ci siamo accorti che nella pausa caffè gli studenti erano rimasti lì in cerchio a guardarla.

Uno strumento mai visto.

Che comunque non è nulla di troppo sofisticato. Ma non c’è praticamente limite a quello che si può stampare, fatta eccezione per le dimensioni. Insomma, dipende tutto dalla fantasia che uno ci mette nel progettare qualcosa.

Come avete deciso di collaborare?

Due ragazzi di 14 anni ci hanno contattato e invitato a Catanzaro. Ora ci stanno aiutando con la comunicazione su Facebook, ma prima hanno dovuto convincere i loro prof che era tutto vero. Che si potevano stampare oggetti in 3D.

E lo avete fatto.

Insieme ai ragazzi dell’istituto abbiamo realizzato il progetto Levitron. Gli studenti hanno preparato il modello e noi gli abbiamo stampato un prototipo in 3D. Pensiamo si un approccio fondamentale per un liceo o un Itis di disegno industriale. Finalmente puoi disegnare qualcosa e te lo puoi ritrovare tra le mani in classe.

Il vostro lavoro può aiutare tante persone.

Sì. Io per esempio sto studiando archeologia a Firenze, e lo trovo utile anche in questo campo. Potremmo utilizzare la stampante per replicare modelli di fossili o vasi antichi. attinenza? Attualmente ci sono arrivate richieste da stilisti e artigiani che lavorano con il vetro.

State crescendo.

La nostra idea è quella di trasformare il nostro laboratorio nel primo centro di assistenza per RepRap. Chiunque ha un problema con una stampante 3D ci può contattare e noi lo aiutiamo a risolverlo.

È difficile farsi conoscere?

Qui a Firenze in pochi conoscono la stampa 3D. Far circolare le informazioni è complicato, così come ci riesce difficile dialogare con le scuole. A volte devono essere loro a contattarci per prime. Ma noi siamo sempre entusiasti di andare in classe a raccontare come funziona la stampante.

Non vi perdete d’animo.

Dare agli istituti scolastici uan stampante 3D può capovolgere il rapporto tra gli studenti e le materie tecniche. Un passo in avanti rispetto al semplice disegno CAD, perché potrebbero stampare quello che hanno disegnato in classe. Stringerlo tra le mani e dare libero sfogo alla fantasia. Penso che il modo migliore per spiegarlo alla gente sia dire che questa è la stampa dei sogni.

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Lorenzo Mannella

Oltre ai fratelli Luciano e Lorenzo Cantini il team di Kent’s Strapper vede impegnati anche il resto della famiglia: Luciano Cantini (nonno), Ugo Cantini (babbo) e i cugini Paolo Rinaldi, Chiara Rinaldi e Leonardo Rinaldi.

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